Da Startup a PMI Innovativa: a chi e quando conviene il passaggio, e a chi no?
- Gisele S.Perbellini
- 21 feb
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 23 feb

L’ecosistema delle imprese innovative in Italia si fonda su due strumenti distinti ma complementari: la Startup Innovativa e la PMI (Piccola e media impresa) Innovativa. Questi due modelli non rappresentano semplicemente due fasi diverse di crescita aziendale, ma piuttosto due strategie con obiettivi e approcci differenti.
Quando il passaggio da startup a PMI innovativa diventa un’opzione strategica?!
Quando un’impresa riceve dal mercato il segnale che il proprio prodotto o servizio non ha il potenziale per una crescita rapida ed esponenziale, il passaggio a PMI Innovativa diventa un’opzione strategica da valutare.
Per passare da Startup Innovativa a PMI Innovativa, l’impresa deve soddisfare tre condizioni fondamentali:
Essere una PMI ai sensi della normativa UE: meno di 250 dipendenti e fatturato inferiore a 50 milioni di euro.
Possedere e mantenere almeno due dei seguenti requisiti:
Investimenti in ricerca e sviluppo pari ad almeno il 3% del valore della produzione.
Almeno del personale altamente qualificato (basta 1/5 del personale se dottorandi o dottori i ricerca che diventa 1/3 se con laurea magistrale).
Titolarità di almeno un brevetto (basta anche una licenza) o titolarità piena di software registrato in SIAE.
Avere un bilancio certificato da un revisore.
Lo Scale-Up Act ha accorciato i tempi per lo status di Startup Innovativa, ma ha anche reso più chiara la distinzione tra chi può realmente scalare e chi, invece, deve rivedere il proprio modello di crescita. Se dopo 3-5 anni l’azienda non ha raggiunto una crescita esponenziale, può essere più sensato posizionarsi come PMI Innovativa, piuttosto che forzare un percorso di crescita che non riflette la natura del business.
Uno dei principali aspetti da valutare è il regime di agevolazione fiscale, che cambia significativamente tra Startup Innovativa e PMI Innovativa. La detrazione fiscale per gli investitori passa da un massimo (in regime de minimis) del 65% per investimenti in startup innovative nei primi 3 anni di vita al più “modesto” ma pur sempre considerevole 30% per gli investimenti in PMI innovative.
Altra grande differenza è relativa all’accesso al Fondo di Garanzia che per le startup avviene senza valutazione del merito creditizio mentre una PMI potrebbe vedersi esclusa dall’agevolazione se considerata ad alto rischio. Non di poco conto considerando che proprio le PMI, per la loro caratteristica, sono le società che con maggiore probabilità avranno necessità di fare ricorso al capitale di debito in virtù di un minor appeal verso gli investitori VC.
In sintesi, il passaggio comporta un ridimensionamento delle agevolazioni, che deve essere attentamente valutato prima di compiere il salto.
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